“Ale, ma viaggi da solo?” Innsbruck day. Capitolo 39. 09/02/2019
Innsbruck, Austria, ore 13:00.
Il sole quasi mi brucia la pelle del viso.
La ragazza affianco parla con un’amica con un accento americano sguaiato, sarà Texana, Arizonana, Arizoalta, quellarobbalì.
(applausi)
Son seduto su una panchina conficcata nella neve, con le gambe distese e i piedi che scivolano se li pianto a terra.
(ho messo la foto della panchina così tutti quelli che leggeranno questo capitolo potranno sedersi accanto a me per un po’.)
Davanti a me una distesa immensa di soffice neve e un panorama mozzafiato.
Lo guardi e boom, lo riguardi e boom, e allora pensi, vabbè la prossima volta non fa boom, e invece alzi gli occhi, e boom, di nuovo.
Vince lui.
Sono precisamente sul monte Hafelekar e tutta la catena montuosa è anche chiamata Jewels of Alpes: se la chiamano così, fatevi due conti.
È il paradiso.
Si parte da Innsbruck con una funivia che pare na navicella spaziale e si arriva, cambiando due-tre volte linea, fino a 2256m.
Son felice di aver prenotato l’ennesimo viaggio a cazzo.
Perché se non esplori, alla fine non scopri un cazzo.
Due volte cazzo, una licenza poetica in stile threesome.
Ogni volta che mi trovo davanti a posti così penso che questo mio errare non finirà mai.
Il concetto è semplice: se mi trovo davanti ad un spettacolo del genere in maniera così inaspettata, pensate quanti posti ci sono al mondo che aspettano solo i miei wow.
È linfa, è scoperta, è novità, è qualcosa che non posso fermare.
Se esiste tanta bellezza nel mondo, fuck everybody, io devo scoprirla.
Intanto le mie chiappe si stanno riscaldando, il legno di questa banchina è caldo e comodo.
I miei piedi quasi fanno penzoloni sul dirupo, e ragazzi pazzi si lanciano nel vuoto con gli snowboard.
Ora ci sono tettè, ora non ci sono bubù.
Ci sarà una pendenza del 89%.
Sulla mia destra ci son persone che tentano di arrivare alla mia panchina, e nella mia mente c’è musica da circo.
Culacchiate mai viste.
C’è un muro che li protegge e alcuni si vanno a piantare dentro scivolando sulla panna montata.
Sembra di stare in un film: Il sole splende fortissimo oggi.
La ragazza americana ha appena fatto una storia su Instagram mettendo come musica Ain’t no mountain high enough, facendo una panoramica sulle montagne.
Prossimamente sarà scritturata da Colorado Cafè. Tra poco arriva Paolo Ruffini in elicottero a prelevarla.
Non è umile nel esser comica ma anzi, si sente super ohyeah e ride come una pazza mostrandola con fierezza alla malcapitata amica che non ride.
NON ride.
Ma lo vedi che NON ride?
Sono le ore 12:09, alle 17 ho il bus per Monaco, e dormirò a casa di Dil, un padre di famiglia troppo simpatico che ho trovato su Airbnb.
Alex, do u want breakfast too?
Yes, of course!
Yeah, my wife is the best chef of cakes in the world.
Ehm… BAM.
Insomma non vedo l’ora di conoscerli. Hanno anche due figlie piccoline, che non parlano inglese.
Andró di napoletano, perché il napoletano si fa sempre capire.
World connection zeppl&panzarott mood.
E chest’è.
Pensavo di trovare un freddo pauroso e invece son qui che scrivo senza cappotto.
Ah, voglio rispondere alla domanda che mi fanno tutti: maviaggidasolo?
Ragazzi, io non sono mai solo.
Il mondo è pieno di gente interessante, basta parlare, conoscersi, “esporsi con strafottenza” (vedi capitolo 1), fare domande e il mondo si apre a te come un uovo.
Dentro non troverete un pulcino, ma qualcosa che assomiglia alla felicità.
Almeno così è per me.
Nei miei viaggi ho conosciuto milioni di persone, la mia rubrica è na mappa geografica.
Questo è quello che ho imparato.
Ora mi tocca scendere, che Dil, sua moglie e le piccole cuccioline mi aspettano.
Vedendo tutte ste persone scivolare ho pensato alle mie scarpe. Che responsabilità che hanno.
Hei carine, fate vivere ancora questo corpo, che dopo quello che ha passato, sarebbe veramente ridicolo lasciarci le penne così.
Non lasciate che la mia anima debba fluttuare via senza un corpo che la protegga. E ja.
Se fallirete mi ritroveranno a Roccaraso, vi rendete conto?
E vabbè.
Quantomeno avrò goduto del paesaggio.
Avrò respirato quest’aria pulita e rarefatta.
Avrò non riso alle battute della ragazza americana.
Avrò ascoltato il vento fresco che si intrufola nel cappellino.
Sempre in gamba, eh.
Peace
Ale