La Speranza. Capitolo 33. 02/04/2018

La Speranza. Capitolo 33. 02/04/2018

(per non dimenticare quel pensiero delle 22:02)

Diciamoci la verità.
Fabrizio Frizzi era un uomo talmente comune che nessuno lo ha mai considerato così figo come si sta facendo in questi giorni dopo la sua morte.
Questa cosa mi ha fatto davvero pensare tanto.
È incredibile come in questa società non faccia più notizia l’essere una persona per bene.
È incredibile come faccia audience il trash, la tragedia o la volgarità.

“minchia che palle, ora Alessandro comincia con la solita pappardella piena di luoghi comuni e di cose ovvie..bla bla bla”
(Si cari, le sento le vostre voci. Si cari, mi rivolgo proprio a voi cari cinicidelcazzo, cari radicalchicdelcazzo dal sentimento vigliacco.)

È incredibile quello che siamo diventati.
Un totale decadimento di valori e di cultura durato 20 anni.
Negli anni 90 non era così, io ricordo benissimo quanto venivano apprezzate le persone per bene quando ero piccolo.
Come i miei nonni, che erano attenti alle piccole cose, che avevano sempre una buona parola per tutti, che avevano sempre un’attenzione gentile per tutte le persone che passavano nella loro vita.
Ma c’è di più.
Il fatto grave è che questo mondo così social ha distrutto totalmente la nostra capacità di percepire le cose.
Che basta vedere questo blu color fb per sentirci più tranquilli, che basta ricevere un tot di like al giorno per sentirci più sicuri.
E questi like provengono spesso da sconosciuti su una nostra foto o un su nostro pensiero.
Bè, spesso quella foto non l’hanno manco vista e quel pensiero manco l’hanno capito.
Non ci rendiamo conto davvero di cosa ci è accaduto ma è grave, molto grave.
L’arte, l’amore, il valore di ogni singolo momento.
È tutto contaminato, sporco, inquinato dal desiderio di inseguire una popolarità apparente.
Siamo tutti convinti che questa ipercomunicazione abbia avvicinato le persone invece siamo vittime di un’illusione che ci ha avvelenato la vita.
Chi non c’è su fb, quasi è come se non esistesse.
Un profilo virtuale è diventato la nostra REALE identità.
Cos’e pazz.
Questo desiderio perenne di tenerezza e amore è l’esempio di quanto siamo tutti un po’ più soli.
Ci basta avere uno schermo davanti agli occhi per sentirci più “connessi” ma è proprio in quel momento che invece stiamo rifiutando lo sguardo complice di un amico che ti fa una battuta, il sorriso di una nonna che ti prepara il caffè dopo pranzo e ti ama, un figlio che impara a mettere la formina triangolare nello spazio giusto, una mamma che ti dice con aria stanca di aiutarla a fare un servizio.
Siate coscienti che ogni momento che passiamo con gli occhi su questo schermo stiamo perdendo qualcosa di molto più importante del ritrovare amici delle elementari e dirgli eiciaocomestai.

Stiamo perdendo il presente, il dettaglio, il vero sentimento.

Questo è solo il mio flusso di coscienza che qualcuno leggerà, magari tra un post che parla di Barbara D’Urso e una foto di una zizza di Belen, qualcuno magari metterà mi piace e poi puff, ciao, si scorre oltre.
Ed ecco che queste parole diventeranno l’ennesima emozione buttata in un server a Silicon Valley.
Voi direte..e Fabrizio Frizzi che c’ azzecc?
Sono arrivato a dire questo perché ho visto nei suoi occhi in questo video, un senso d’amore comune che non esiste più, che non fa più figo, che non ti fa avere i mi piace e nemmeno i follower.
Quanti di noi si commuoverebbero a leggere quella favoletta?
Quanti di noi si sentirebbero colpiti nel profondo come lui nel leggere quella storiella?

Mi ha toccato dentro, mi ha smosso, mi ha fatto ricordare per un attimo di cosa eravamo.

In quegli occhi c’è una fiamma che tutti noi abbiamo contribuito a spegnere, una fiamma che prende forma nell’amore ingenuo di un bambino.
Mi vergogno un po’ di appartenere a questo mondo ipocrita e vuoto, mi vergogno un po’ a trovarmi a scrivere l’ennesimo post su fb per sentirmi “ascoltato” e “capito”.
Come se non ci fosse altro modo per esprimere ciò che si pensa.
Come se l’unica via per esprimere se stessi sia buttarsi per un’ora con la testa in un piccolo monitor e muovere le dita su un vetro.

Spero che tutti noi, un giorno, avremo la forza di ribellarci a questo modo di comunicare sterile e vuoto.
Spero che tutti noi, un giorno, avremo il coraggio di guardarci negli occhi e parlarci con i sensi.
Spero che un giorno l’uomo si ricordi d’essere uomo e ritrovi il suo vero essere.

Perché come dice Fabrizio alle fine di questo video, finché c’è speranza….
niente è impossibile.

ciao

(un sognatore che non ha mai smesso)

Ti ringrazio della lettura. Se ti va puoi scrivere qualcosa qui:

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