Una notte. Napoli, 24/03/2014
E’ notte.
Je nun capisc’ e vot ca succer, che chell ca s’ ver , nun s’ crer.
Nun s crer.
Io non capisco alla volte cosa succede, che a quello che si vede, non ci si crede.
Non ci si crede. Ebbene si, non lo capisco proprio sto fatto. Che a quello che si vede, non ci si crede.E invece io vedo tanto, troppo, in tutte le cose.
E ci credo malamente.
Un traguardo, un’amicizia, una sfida personale.
Come se giocassi contro me stesso.
Solo un pensiero, boh.
Non passavo una serata così da un pezzo.
Coccolato da musica e parole.
Pensieri random ad cazzum.
E’ stupendo. Niente è. Tutto è.
Vedo una penna bic blu sulla scrivania e penso a quando, dopo scuola, tornava a casa con il tappo mordicchiato.
Vedo bloccheti di post-it colorati e penso a quando mia figlia mi scriverà “Papà torno alle 14:00 da scuola oggi. tvb! (con tanti cuoricini rosa)”.
Mi giro a destra e vedo la persistenza della memoria, mi perdo 10 minuti e…poi torno.
Guardo davanti e vedo questa pagina di word che implode emozioni.
Mi giro indietro e vedo il mio letto matrimoniale. Teatro di amori passionali e non.
Vedo la luce gialla della lampada e penso a “look at the stars, look how they shine for you…”.
Le cose non sono veramente cose.
Sono ciò che siamo noi.
C’è amore in ogni cosa, nel cubo di rubik incasinato da un’amica imbranata, nella riga marcata Monella Vagabonda prestata dalla mia sorellina mille anni fa, nel cucchiaino poggiato sul comodino che mi ricorda la delicatezza con cui mia madre gira il caffè.
Come se non volesse far male alla tazzina.
Che poi la scrittura è libertà, quindi fottetevi cinici del cazzo che state leggendo.
Mi giro di scatto e sento le corde della chitarra chiamarmi per nome.
“Ale, ale, Mazzè…(si pure loro mi chiamano così a volte)..quando ci sbatti un pò?”
Ci stanno provando, le monelle.
Poi sento un’altra voce..”tesò, vuò qualcosa da mangiare, a’ nonn?”, e poi un’altra:”Uagliò, se è qualcosa, nonno sta qua”: ah si, sono i recipienti appena svuotati dal cibo buonissimo cucinato da nonna (polpette) che parlano insieme all’orologio seiko che profuma ancora di nonno.
La notte è così…boom.
Guardo fuori al balcone, Napoli è avvolgente.
Ah, ci sono i nuovi arrivati Gennarino & Pasqualino che mi guardano boccheggianti.
E penso a quando passavo ore ad osservare l’acquario del mio papà, e a venerarlo perchè aveva portato il mare in casa.
Un eroe.
Il mio eroe.
Papà, papà, papà, quanto siamo uguali io e papà.
Pensate sia triste?malinconico? No, ve l’assicuro.
E’ solo il mio mondo pieno d’amore.
Peace
Ale