Più mondo vedi, più persone immagini di essere. Capitolo 60. 14/11/2023.
(Titolo di Michela Murgia.)
Ieri ho organizzato un’avventurina.
Sentivo il bisogno di farne una in pieno stile ilblogdiale, con dormite di notte sui treni e panini dal distributore.
Quelle robe low cost che però ti vedi mezzo mondo e ti senti libero.
Senza programmi, solo pulsione.
È Domenica, 13 Agosto 2023.
Sono nel secondo aereo della giornata direzione Oslo, partendo da Zurich.
Il mio obiettivo è arrivare quanto più a Nord posso, in 5 giorni.
Viaggeró di notte, così di giorno posso godermi il posto in cui arrivo.
Voglio vedere le isole Lofoten.
C’è un posto spettacolare che ho trovato su gugl e vorrei provare ad arrivarci.
Prima ero seduto sul pavimento in aeroporto e ho letto un intervista di Michela Murgia.
Bho, mi sono un po’ vergognato per non aver approfondito prima la sua persona.
L’ho sentita profondamente.
Intelligenza e modernità, valori e passione, che personalità incredibile oh. Ma forse questa è stata la sua grande forza, un’idea di libertà che supera la morte, un modo di sconfiggere davvero il dolor convivendo con esso e declinandolo in gioia di vivere il momento.
Boom.
Accanto a me c’è il solito uomo enorme, stavolta sulla 50ina, un indiano OGM, perché non è piccolino cucciolino come tutti gli indianini, ma è grosso piu di me, è quindi per forza hai i geni modificati.
Praticamente ho una sua chiappa sul mio braccio, in questo aereo che ha solo due sediolini per lato.
Penso al destino, al futuro.
E se davvero questa è la mia vera vita, il mio “destino”? Che tra 3 anni sarò uno scrittore che gira il mondo, e finalmente riuscirò a buttar giù le 3 idee che ho sulle mie note del cellulare e farne 3 romanzi belli?
È che io vivo sempre tanto intensamente, sento di avere una sensibilità completamente diversa dal mondo che mi circonda, ma pare mi manchi sempre tempo per fare tutte le cose che vorrei fare nei tempi giusti, senza sempre correre.
È che a me piace sentirmi in grado di poter fare tutto. E allora qualsiasi cosa mi presenta, qualsiasi sfida, diventa per me motivazione.
Che sia costruire una casa da solo, che sia fare un lavoro che non avrei mai pensato di fare 10 anni fa, che sia smontare l’auto di mia madre per sostituire una serratura grazie ad un video tutorial su YouTube.
Ho un aggiornamento introspettivo, ci pensavo poco fa: mi sono reso conto che con l’età sono diventato molto più PAZIENTE. E fa ridere solo a vederlo scritto qui, ma vi giuro, quell’impeto che mi ha sempre contraddistinto ormai è solo per le cose mie, per i miei obiettivi, non più con gli altri.
Ho imparato a gestirlo.
Questo cosa comporta però?
Che ingoio la merda. Che a volte mi sento scoppiare.
Che se sono in un gruppo, non mi dedico più a quello che è meglio per me.
Tendo sempre a “sacrificarmi” pur di far stare serene le persone attorno.
Ed è forse proprio per questo che non riesco ad aprire i sensi come quando viaggio da solo, non riesco a gestire i miei sguardi persi nel vuoto.
Sento la responsabilità della serenità di tutti.
Sento che ho un ruolo fondamentale nel loro viaggio.
Ho bisogno di esplorare il mondo da solo. Ho pensato a volte di fare tipo il coordinatore di viaggi etc, ma non credo riuscirei a vivere quei livelli di adrenalina sempre e cmq, senza mai dedicarmi alla mia introspezione.
Voglio immedesimarmi negli altri, come diceva Michela Murgia, è il viaggio che ti fa dimenticare per un po’ chi sei, ed entri subito nella vita delle persone del posto, senza perdere tempo a fare la mangiata di carne e birra nel posto figo, ma passando quei minuti a scrivere, guardare le persone, parlare con loro.
Li chiamo “viaggi di sensi”.
Abituati all’ipercomunicazione, siamo sempre lì a parlare, chiacchierare, creare gruppi “chiusi”.
Il senso qui, in questo aereo, è esattamente l’opposto.
È stare in silenzio con me stesso, riflettere, riposare il cervello, e nello stesso tempo, apertura totale al mondo, alle persone nuove, alle chiacchierate disiniteressate con persone che magari non vedrai più.
Credo che per com’è strutturata oggi la società, la comunicazione sia diventata più una tendenza sociale, più un’esigenza fine a se stessa.
Ricordo che prima, “farti gli amici”, era qualcosa che le nostre mamme ci insegnavano fin da piccoli.
Ricordo tante volte la frase di mia madre quando ero piccolo che mi spronava verso gli altri.
Io ero timido, insicuro, e mi pareva troppo invadente andare dai bimbi e chiedere “posso giocare con voi?”
Ricordo ancora quella sensazione di disagio. Era come un training a fare l’animatore di contatto.
Continua…