Il Ritmo di T-Mac. Capitolo 17. 10/08/2017

Il Ritmo di T-Mac. Capitolo 17. 10/08/2017

Ricett o pappic’ vicin a noc’ ramm’ tiemp’ che t spurtos.
Così mi ha appena salutato il signor Vincenzo dalla camera numero 1: credo si riferisse alle nostre malattie.
Mi ha fatto ciaociao con la manina come i pini, e ha chiuso gli occhi per dormire.
Mi ha ricordato la napoletaneità di I say i sto cà di Pino.
Quella bella fisarmonica che ti fa sentire un pò gitano, un pò felice, un pò libero.

Si mi sto abbuffando di Pino.
Mi fa viaggiare, mi fa vivere i vicoli di Napoli, mi fa sognare.
(A volte mi fa paura come il mio cervello associ dei suoni a dalle musiche, associ delle parole a delle immagini in maniera così nitida. Faccio voli pindarici assurdi.
Collegamenti ipersensoriali. E io che volevo studiare ingegneria…còcazz.)

Il signor Vincenzo l’avevo incontrato durante il ciclo Mike, era un’altra persona.
Viso bello colorito, sguardo vigile, grande forza nello sguardo.
Ora è lì, con la febbre a 39, e nemmeno mi aveva riconosciuto.
E nemmeno io avevo riconosciuto lui.

E’ incredibile come qui dentro le persone a distanza di settimane cambiano totalmente.

A volte anche in maniera positiva, eh.
Ed è bellissimo quando succede, vedi proprio una rinascita.
Come un bimbo che nasce.
Come un fiore che sboccia.
Come una tartarughina che corre verso il mare.

Questa è la sensazione che provo quando vedo uno di noi, farcela.
Vedi la felicità negli occhi, ed esce da quella porta d’alluminio bianco come se stesse varcando quella del paradiso.
Come Usain Bolt che corre verso il nuovo WR.
E tutti noi, ancora dentro, che quasi lo applaudiamo dalla felicità.
Sono bei momenti.

Oggi ho fatto gara 3, ne mancano solo 4. E ho finito.
Cioè…finito, per modo di dire, insomma almeno il primo step l’ho superato.
Ci saranno tante altre battaglie da dover vincere, non mi voglio illudere.
T-mac è denso.
Le mie vene sono stanche.
Assomiglia tanto a quando sei al 4° quarto di una partita, e sei senza forze e invece devi combattere.
Magari ti sei fatto il culo tanto tutta la partita, poi sbagli un anticipo difensivo, si crea la superiorità numerica e perdi la partita.
Ennò. invece no.
Io sono forte sulle gambe.
Non mi faccio anticipare da T-mac. Son sempre io che anticipo lui.
Sento che sta venendo nausea, acqua e crackers.
Sento che sono stanco, dormo.
Sento che voglio sta solo, metto il cellulare in modalità aereo.
Non gli do vantaggi.
Non gli do opportunità.
Io sono più forte di lui, ormai l’ha capito.

Gli ultimi quarti delle partite sono sempre infiniti.
E queste 6 sacche giornaliere di T-Mac sono davvero interminabili.

Plof, plof, plof.

Quasi mi viene da contare le gocce.
Quasi mi ipnotizzo a vedere quei fluidi che passano dalla sacca BluCobalto alle mie vene.
Sono densi, strani, caldi.
Mi fanno venire l’amaro in bocca, mi fanno venire lo schifo.
E allora sto lì. E aspetto.
Un guerriero vero è colui che sa aspettare, lo diceva pure donna Imma.

E allora passo quelle 6-7 ore mattutine ad aspettare.
Ad ingoiare le mie energie.
Le metto lì, in un posto segreto, in un angolino del mio corpo che sta tra lo stomaco e il cuore, le sto raccogliendo tutte.
Appena esco di qua spacco tutto, pure le vetrine, come Clementino.

Plof, plof, plof.

Il ritmo è lento, la mia scrittura rallenta.
I miei pensieri sono impastati.
Confusi, distorti.
E’ incredibile come le chemio sia un’esperienza così forte e intensa.
Non è un fatto fisico.
Cioè io quasi mi piaccio rasato, sia chiaro.
E’ che ti fa vivere in un corpo diverso dal tuo, che reagisce in maniera diversa da come sei abituato.
E’ un disgusto perenne che ti fa stare sempre un pò arravogliato, un pò scemunito.
Intontito. Imbalsamato.
Non so come spiegarvelo.
E’ un nuovo modo di gestire i proprio sensi.

E’ scoprirsi ogni giorno sempre sè stessi, ma in modo diverso.
Secondo me è na cosa boom. un trip mentale degno di Fight Club.

E intanto, plof, plof, plof.

Scorre.

In questo momento sono le 22:56 e mi sento abbastanza arzillo.
Oggi è venuta a trovarmi la mia amica Paolina e mi ha fatto venire l’allegria come solo lei sa fare.
Ma lei sa farlo con tutti.
Ha una dote innata.
Fa venire l’allegria, mica è cosa da poco.

Ah, credo che abbia avuto il mio amato Acquario grazie agli infermieri, soprattutto a Paolino.
Ho l’unica stanza con l’aria “abbastanza” condizionata.
È la stanza della ricreazione, si è ristabilito il circoletto da Ale.
Arriva Paolino, prende la sedia e si mette a raccontare tutte le sue storie amorose e avventurose.
Poi arriva Neddy, e mi racconta dei suoi figli, delle sue vacanze imminenti.
Mi ha anche raccontato che 15 anni fa ha avuto l’epatite C e si stava facendo la cartella, come si dice a Napoli.
Mi ha raccontato della sua battaglia.
E’ un grande.
Oggi mi ha tolto l’ago per far riposare la vena e domani me lo rimette in una vena più bella.
E’ una cosa che pochi infermieri fanno.
Ma lui è Neddy, è il mio preferito.
Domani mattina ci sarà lui e sono troppo contento perchè so che le terapie arriveranno a tempo di rock.
40000 watt a sacca: potenza pura.

E’ incredibile come a fare la differenza sia il ritmo che hanno alcune persone.
Ritmo.
E’ una parola stupenda che presto mi tatuerò.

Tutto è governato dal Ritmo, e’ incredibile come tutto ruoti intorno al Ritmo.
Pensateci bene.
La musica, il battito del cuore, le persone, gli amori, il cibo, una palla di basket che viene palleggiata, il sesso, T-mac.
Potrei classificare le persone “sentendo il loro ritmo”.
E’ quello a fare la differenza.
Paolino ad esempio ha ritmo fisso, un martello pneumatico, bum bum bum, fa i buchi a terra quando si esprime.
Deciso, compatto, determinato. E’ una musica un pò country, stesso ritmo ma con parole diverse.
Neddy invece ha un ritmo diverso: lui è rock. Si sente tanto da come a volte balbetta, da come a volte si senta inadeguato a parlare lentamente e a bassa voce. E’ un Kurt Cobain intrappolato in un uomo timido.
E’ una contrapposizione continua di significati e significanti.
Neddy crea dei ritmi stranissimi. E’ una chitarra metal che suona in un concerto pop.
Incredibile.

Ci sono persone con ritmi diversi che riescono a suonare nello stesso concerto in maniera stupenda, e poi ci sono ritmi talmente simili che finiscono per accavallarsi.
Ed è una sensazione terribile quella in cui non sai dove finisci una cosa e dove inizia l’altra.
Come quegli amori dove le personalità si accavallano e non sai più chi sei, dove inizi tu e dove finisce l’altra.
Si, non credo agli amori tra persone troppo uguali.
La nostra identità è la cosa più importante che abbiamo.
Ci rende unici, liberi.

Plof, plof, plof.
Eccolo il mio ritmo di questi giorni.

Saprei descrivere le microonde concentriche che creano quelle gocce dentro quella flebo.
Come quelle del sasso che buttai nel lago di Como durante il Giro 2015.
Sono uguali.
Stesso ritmo.

Oggi è venuto anche NaturalGel e aveva un capello pauroso.
Rasato nei lati e ciuffo profumoso.
Anche lui è stato un pò qui con me.
Ha la mia età.
Un ragazzo con una storia assurda anche lui.

E’ incredibile come tutti qui dentro abbiano una storia incredibile da raccontare.

Un’altra storia ad esempio è quella del Padre Raul che mi è venuto a trovare ieri.
Era un prete, avrà avuto 40 anni, proveniente dal Kenya.
Stava facendo un giretto per le stanze per dare forza alle persone.
Insomma uno di quelli che non ha dimenticato cosa significa essere davvero prete.
Aveva il sorriso di Eddie Murphy in BeverlyhillCop: Una figata.
Mi ha fatto un pò di domande, mi ha chiesto: “Sei forte?”
Io l’ho guardato negli occhi, con tutta la sincerità che avevo nelle mie cellule.
E lui mi ha detto testuali parole:
“Io lo so che tu sei forte, ma tutti hanno bisogno di una mano. Non aver paura di mostrarti un pò debole a volte.
Le persone devono aiutarsi tra di loro”.
E allora io l’ho guardato, gli ho preso la mano e gli ho detto.
“Padre io non credo in Dio, ma credo negli incontri e nelle persone. Lei è qui per prendere la mia energia e darla agli altri, e glielo lascerò fare. Perchè qui c’è tanta gente che ne ha bisogno più di me.
La dia a Vincenzo, stanza numero 1, letto 2.
Voglio che lui stia bene.”
E così mi ha guardato, e dopo qualche parabola ecclesiastica mi ha guardato come meravigliato.
Ha proprio cambiato espressione. Come se non stesse ben capendo cosa gli stavano dicendo i miei occhi.
Poi ha capito, e timidamente mi ha detto ” La tua forza aiuterà tante persone”.
Si è sparato una risata tipo Dehehiohou tipo Homer, ed è andato via.

E’ stato come un angelo.

Quella sua risata la ricorderò per sempre.
Quei suoi denti bianchissimi che uscivano fuori da quella pelle nera.
Quel modo di chinare lateralmente il capo, come per metterti a tuo agio.
Come per farti crollare le difese.
Mi ha dato tanta forza.
Non è vero che sono stato io a darla lui.
Sono sincero.
Un pochetto gliene ho presa.

Un’altra bella storia dal Box1.

Io me la sto cavando ragazzi, da questo Acquario posso vivere tutto con un’intensità diversa.
Le persone passano qui una alla volta.
Si fermano, si raccontano. Mi dedicano tempo.
Posso gustarmele, scavarmele, osservarmele.
E’ una fortuna unica stare qui.

Il ritmo è quello giusto.
E’ un plof, plof, plof soffice.
Non è un rumore sordo.
Avrei scritt Plumb, plumb, plumb.
O al massimo Tum, tum, tum.

Invece è proprio plof.
Morbido, denso, cremoso.

E’ il ritmo del mio cuore.
E’ il mio battito che ho messo lì, dentro quella sacca BluCobalto.
E’ la mia vita che scorre.
E’ grazie a questo ritmo del plofplofplof se prima o poi ritroverò i miei sensi.
Se ben presto tornerò ad essere l’Ale che tutti conoscete.

E sarà un giorno speciale, una festa stupenda, e sarete tutti invitati.

(magari anche le stelle cadenti stanotte faranno un po’ plof, plof, plof.)

Peace

Ale

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