Ritrovarsi. Capitolo 28. 24/11/2017

Ritrovarsi. Capitolo 28. 24/11/2017

Il signore che ho affianco profuma di pastiera di grano.
I nostri gomiti stanno combattendo per il posto migliore sul bracciolo dalle ore 11:50.
Sono sul treno Torino-Napoli.
Sta diventando difficilissimo per me trovare il tempo per riuscire a scrivere come prima.
E’ un periodo talmente caotico: tutto quello che avevo parcheggiato in 6 mesi, ora è tornato in moto prepotentemente.
Sia chiaro, la cosa mi piace da matti, ma ogni tanto vorrei rallentare, giusto per ricordarmi chi sono.
Giusto per non dimenticare chi ero.

Ogni tanto vorrei poter fare un respiro a pieni polmoni come quando uscivo dal box1 e aprivo la finestra.
Quelle passeggiatine notturne in quei corridoi silenziosi non le dimenticherò mai.
Quanto è difficile proteggere la propria essenza in questo mondo che corre a ritmo di notifiche del cellulare, che non ti lascia spazio di manovra mentale.
E allora capitano momenti come quello che sto vivendo a ricordarmi chi sono. Due braccialetti che raccontano una bella storia, la luce bella del tardo pomeriggio, 300 km/h sotto al culo, odore di pastiera, wordpad davanti e il cellulare modalità aereo.

Prendo forza.

Ritrovo la mia playlist di Yiruma nella cronologia di Google, e metto la mia fronte sul finestrino.
I miei occhi scrutano i particolari più assurdi.
Vanno piuttosto lontano dove tutto scorre più lento e si fa in tempo ad apprezzarli.
Ho pensato che questo succede anche con le persone.
Apprezzare una persona quando ti è troppo vicina risulta spesso difficile, e allora uno se dovrebbe staccà un pochino, allargare il campo visivo: eccola lì, ora scorre lenta.

In questo preciso momento siamo arrivati a Roma Termini e sento la presenza dell’amore mio.
Allora lo sguardo va lontano, supera i tetti delle case, salta tra le antenne, si infila nei vicoli della città eterna, attraversa sulle strisce calpestando solo il bianco.
Ho ricordi più veloci degli occhi.
Hanno il gusto di castagna, hanno il profumo degli strozzpreti di Fortunata, hanno il valore di un bacio tra il naso e la bocca.

In questo ultimo mese mi son succese milioni di cose.
Mi ci vorrebbe davvero un libro intero per raccontarvi tutto.
Intanto posso dirvi vengo tre giorni intensi al Nord: tre giorni che forse cambieranno il mio prossimo futuro.
Sono felice.
I miei viaggi, le mie amicizie, il mio girovagare tormentato tra le strade del mondo.
Sono così contento di poter portare in giro per il mondo l’Ale sbarbato che passava le sere ad ascoltare Pino e ad osservare il soffitto del Box numero 1.
La malattiaconilnomebrutto qualche volta è lì a coinvolgere i miei pensieri, sono sincero, mi stravolge qualche minuto, mi aliena. Quando accade mi brucia un po’ lo stomaco, sento la gola stringersi un po’.
È una sensazione strana.
Sono catapultato ogni giorno dentro emozioni contrastanti, è difficile tenere il passo.
Sto cercando di fare del mio meglio, me la sto cavando.

Forse mi trasferirò a Bologna.
E’ una città molto cucciolina, si cammina solo in bici, e i pulmann passano magicamente all’orario prestabilito.
Mi piace tantissimo.
E’ una città viva, dinamica, giovane.
Profuma di opportunità.
Ha un’identità molto diversa da Napoli, lo vedo dagli sguardi delle persone che ho incontrato per strada.
Erano sguardi lineari, precisi, determinati, forti.
Ho sentito poca inquietudine, poca preoccupazione.
Napoli in questo è molta diversa: Napoli ti fa sentire ogni giorno in discussione.
Ti fa sentire un pò preoccupato e un pò libero.
Ti fa sentire vivo, nel bene e nel male.

E’ una sensazione pinodanielizzante di amore e tormento che sarà sempre dentro di me e che porterò ovunque andrò.

Intanto in questi giorni tra Bologna e Torino, ho rivisto tanti vecchi amici a cui voglio un bene pazzesco, con cui ho condiviso buona parte della mia vita.
E’ bello sapere che passano gli anni ma le amicizia vere restano.
Ti fa credere in qualcosa, ti fa sentire meno solo.
Ho cominciato una nuova avventura lavorativa che spero mi porterà lontano, io cercherò di fare del mio meglio.
Sento di stare nel posto giusto.
Sento di rincorrere qualcosa.
E più corro, più mi pare che m’avvicino.
E allora corro ancora più veloce, affanno.
E nun’ ci arriv, e allora continuo.
E vedrete che poi ci arrivo.

Mi ha affascinato la differenza tra Torino e Bologna.
Torino è una Charlize Theron: bella, stuatuaria, con palazzi alti, super rifiniti, nuovi, brillanti, chiari.
Bologna invece è il tipo di ragazza che piace a me: essenziale, con tante imperfezioni, con tanti ciottoli a forma di lentiggini, ma con qualcosa di particolare che la rende magica.
La definirei così.

(Intanto il signore accanto a me ha fatto un sorrisino, credo abbia letto qualcosa di quello sto scrivendo,
e visto che non me l’ha detto e ha violato la mia privacy, io continuo a scrivere di lui finchè non mi dirà che sta leggendo.
Ei signore ciao, può dirmelo che sta leggendo, nun m’ pigl’ coller.
Vien a t piglià o perdon.)

Il Bolletino Ansa dice che il prossimo controllo lo farò a inizi di Febbraio, in questi altri due mesi mi aspettano mille nuove avventure e mi piacerebbe tantissimo riuscire a raccontarvele.
E’ che a volte sono talmente impegnato a vivermele che non trovo il tempo di ri-vivermele.
Insomma me la godo fino in fondo una sola volta.
Senza pensare a ciò che devo scrivere mentre le vivo.
Ah, sto facendo una cura di vitamina D e acido folico che dovrebbero servire al mio corpo ad aiutare gli omini blu cobalto. Ogni tanto sento che combattono sul fianco destro, mazzat e mort, capat mocc, bunghetebanghete.
Allora io metto la mano calda sopra, mi concentro e spazzo via i cattivi.
Lieto fine.

Insomma sto bene ragazzi.
Ho quasi timore di dirlo ma si, mi sento bene.
Sono anche tornato a giochicchiare a basket, e la sensazione che mi ha dato il primo ciaff dopo 5 mesi forse la ricorderò per sempre.
Oggi in questo treno è successo qualcosa di così bello che aspettavo da tantissimo.

Mi sono ritrovato.

Dedico questa sensazione a tutte le persone che mi sono state vicino.
Dedico questa sensazione a mamma e papà.
Dedico questa sensazione a Giuseppe, un amico guerriero.
Dedico questa sensazione a lei.
Colei che mi ha aiutato in questo percorso.
Colei che mi ha riportato ad una bellissima realtà senza farmene accorgere.
Colei che mi ha donato la sua energia in tutte le forme.
Colei che mi ha ridato la fiducia nell’amore.

E poi dedico questa sensazione anche un pò a me.
Che ogni giorno che vivo mi sento sempre un pò più fiero di quello che sono.
Che ho imparato a stare al mondo ascoltando ciò che sento.

Che ogni giorno che vivo sembra più bello di quello prima.

(Ultimo accorgo poggiato, con il mignolo che spinge sul Mi di un ottava su.

Dissolvenza lenta).

Peace

Ale

Ti ringrazio della lettura. Se ti va puoi scrivere qualcosa qui:

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